In queste settimane sto bloccando molte persone dai vari programmi di comunicazione sociale (cancello da facebook). Perché? Perché non sopporto più di leggere, vedere, ascoltare cose che mi danno veleno, che mi fanno star male. Ho bisogno di tranquillità e di cose belle e questa ricerca oggigiorno è un impegno mostruoso che mi ossessiona e che mi assorbe così tante energie che non posso più perdere tempo a consumare zuccheri con persone che, ad andare bene, sono dei provocatori (che nemmeno sanno dove vogliono arrivare).
Quindi: cucino, vado al cinema, leggo, frequento persone che sul bello la pensano come me, vado a mostre, faccio foto.
Questo racconto fotografico riassume appunto il mio stato d’animo di questo peridodo pre-elettorale durante il quale, non riuscendo a sopportare quel tutto inquinato dall’ipocrisia e dalla superficialità, mi concentro sui piccoli dettagli che mi piacciono oppure lavoro su prospettive che, anche in modo distorto, mi restituiscono pulizia. Mi sdraio in terra, mi rannicchio sui marciapiedi, mi metto in punta di piedi per poter prendere solo quello che voglio, tagliando le persone, i giubbotti neri, i cartelli arancio con gli slogan in inglese, i pannelli a led. Gioco di sponda per prendere i riflessi di una realtà che guardata dritta mi fa schifo, con qualche eccezione.