Gli ho visti la prima volta in un video di Franco Battiato e poi dal vero a Parma per la prima di “Genesi”.
È quest’anno però che li ho incontrati veramente, ad Istanbul.
Fotografarli è complicato e per avere un maestro solo, tutto per me ho dovuto lavorare di diplomazia per due giorni col Direttore del Centro Mevlana della capitale.
In silenzio è arrivato in penombra e in silenzio se nè andato. Non una parola, solo un cenno verso la Leica per dire: “puoi fotografarmi” e pochi gesti: gli ho mostrato la mia fede e ha fatto di sì col capo e si è battuto il petto, per dire anch’io sono sposato, poi ho abbassato la mano col palmo verso il basso per indicare un bambino e lui ha aperto le dita della mano: due.
Durante la danza la cosa che non mi aspettavo è stato il fruscio della veste di lana pesante mentre il Dervisci ruotava. La stessa sensazione provata sotto le pale delle torri eoliche installate tra Vienna e Bratislava. Uno non ci pensa, no? che una roba che gira così leggera fa anche rumore.
Quando si è fermato, aveva delle gocce di sudore che scendevano dalle tempie e respirava profondamente gonfiando il petto.
Sono dei mistici, delle persone buone che puntano una mano al cielo e la seconda alla terra. Hanno dei figli, avranno un lavoro e saranno preoccupati delle cose che preoccupano anche noi, noi cristiani? Sì perché loro sono islamici. Ed è per questo che oggi hanno macellato duecento persone che sono molto vicine a loro. Ai Sufi.