Ieri con il mio amico Urs Flentjen abbiamo pranzato in un minuscolo “Motorest” slovacco.
Un tempo in Est Europa erano molto popolari e ogni tanto, quando mi capita di trovarne qualcuno ancora aperto, mi fermo. Con le nuove autostrade sono stati sostituiti dalle stazioni di servizio che fanno da supermarket, da caffè, da ristorante e da mille altre cose ma, se non ho bisogno di benzina, li preferisco.
Le donne che servono sono sempre annoiate ma sta a te rompere il ghiaccio e poi rompere loro le balle.
Qui ci trovi solo le minestre di verdure oppure il brodo di pollo con i capelli d’angelo e qualche volta il gulash o il manzo bollito e non sai mai chi pui incontrare; camionisti Russi, scolaresche ceche, motociclisti, … io ieri io ci ho trovato un anziano militare. L’ho visto arrivare da lontano: alto, elegante, si appoggiava ad un bastone nero con l’impugnatura d’argento per aiutarsi nella camminata incerta ma ancora ben scandita dai passi lunghi dei due piedoni. Entrato nella stanza ha chiesto alla ragazza dei bagni e lei gli ha risposto con una dolcezza commovente parlandogli lentamente nella lingua rispettosa del novecento. Lentamente perché dal tono della voce lei l’aveva capito che lui non aveva più l’udito di una volta.
Quando è uscito l’ho seguito. Fino all’automobile guidata dall’autista. Mi ha salutato come fanno i militari portandosi la mano alla fronte. E dopo finalmente mi ha sorriso. Sai quelle facce tipo Fernandel?
Strade dell’Est.
Up Patriots to Arms.